Marchel Duchamp, artista celibe per eccellenza, ebbe a dire che un artista non deve avere figli, perché gli tolgono qualcosa (cito a memoria).
Paradossalmente, il “celibe” Duchamp ha creato arte “fertile”, ovvero arte che ha partorito generazioni di opere d'arte - sue e di altri - e di artisti che ne hanno compreso l'agire (o il NON agire).
In questo momento storico, dove spesso gli artisti sono asserviti a un “sistema dell'arte”, a una economia e alla finanza che lo sostiene, quando questo sistema proclama una sessualità non pro-creativa ma “fluida”, “non binaria”, che tipo di arte possono esprimere gli Autori?
Ritengo arte fertile quella che genera: pensieri, dubbi, emozioni (positive e negative), considerazioni, domande, re-azioni... quella cioè che cambia il modo di vedere il mondo e di approcciarlo; mentre ritengo arte sterile quella “WOW!” quella che fa dire: “ma che bravo, ma come ha fatto? ma è un genio! (penso specialmente agli attuali iperralisti)”, che in fondo ci lascia come ci trova, se non più cattivi e cinici.
L'arte sterile si vende bene, perché ricalca perfettamente quel che la società impone: acquistando o approvando, ci si sente allineati e soddisfatti, appagati. Così si compra.
L'arte fertile scatena dubbi, pone domande, non si sa come situarla, non è “up to date”, magari si rifà al passato (in spregio della “modernità”), costruisce una comunità nuova, è anarchica e rivoluzionaria, mentre l'arte sterile è reazionaria: venera solo il capitale e le sue leggi. E l'arte fertile si vende male, perché non solletica la sicurezza di essere nel giusto, di essere integrati, allineati. In fondo, perché non si è certi che aumenterà il suo valore economico nel tempo.
Secondo me, in questo dualismo viaggia il fare arte oggi: nella decisione da che parte stare.
Duchamp (benché celibe) aveva pro-creato e creato una cesura nell'arte del Novecento: quella prima e quella dopo di lui. Così come altri (e penso a Mondrian).
Secondo voi, un artista contemporaneo “sterile” potrebbe operare - con il suo fare - a dispetto degli investitori di oggi (quali le grandi multinazionali finanziarie con sede a Wall Street e ai collezionisti più danarosi)?
In questa corrente di disimpegno verso la propria comunità a favore del proprio interesse, inserisco la produzione più sterile e dannosa che esista: quella generata dall'AI. Ogni persona priva di talento è oggi in grado di “produrre” qualcosa che è l'apoteosi della banalità, del già visto, della volgarità: la media mediata delle espressioni di chi dà all'algoritmo parti preziose di sé affinché il sistema restituisca qualcosa (che prenderà da individui come lui) che possa interessare e stupire i più: “WOW” grida lo spettatore affascinato dal solipsismo di chi ha dato istruzioni al sistema. Il quale “autore” gioirà nel mostrare a parenti e amici le mirabilia della tecnologia e di come lui la governi, lasciandoli come si trovavano. Peggio delle centinaia di diapositive che l'amico fotoamatore ci costringeva a guardare di ritorno dalle vacanze, fatte con una macchina super-automatica!
Per concludere: ritengo che l'Arte Fertile difficilmente avrà un effetto “WOW” sul pubblico, mentre altri (uno per tutti: Cattelan) farà di tutto per strappare quei gridolini che sono alla base della sua azione, “signora mia!”.
Così, quando mi trovo di fronte a un'opera, inconsciamente mi chiedo: “Mi vuole stupire? E perché? Da che parte sta e vuole portarmi? Che strada mi indica? Mi interessa?”.
Fatevi domande, di fronte all'opera di un altro umano, chiudete gli occhi e ruotateli verso la vostra interiorità. Solo questo varrà per decretare se un'opera è arte o no; solo così scoprirete se è qualcosa che ha a che fare con voi nel profondo.